Vancouver

Autore: Andrea Perosino

Fin da quando ero ragazzo nutrivo un mio personale American Dream, il sogno cioè di fare un'esperienza di vita (lavoro o studio) in nord America alla stregua di un lontano zio di mio nonno che era partito per la Grande Mela agli inizi del Novecento e proprio a New York aveva vissuto avventure degne di essere narrate in un romanzo.

L'anno scorso il mio sogno adolescenziale si è coniugato a un bisogno di evasione e il risultato è stata la mia partenza in estate per Vancouver con un permesso di lavoro temporaneo. Città ancora giovanissima e tuttora in fase di sviluppo ed espansione, la città principale della British Columbia - non la capitale, che invece è Victoria, situata sull'omonima isola - offre enormi opportunità a chiunque sia desideroso di iniziare una nuova vita sulla West Coast; o anche solo ai curiosi che, come me, vogliono avere un assaggio della vita nordamericana.

                                                                          

A Vancouver non ci si può aspettare la movida e la vivacità delle città della costa Atlantica: le cucine dei ristoranti chiudono alle nove e le discoteche non più tardi dell'una. Tuttavia, è definita la Hollywood del Nord perché vi sono state girate molte scene di pellicole ambientate in metropoli statunitensi. In effetti, chiunque si affacciasse da una terrazza del northshore a sbalzo su una delle numerose baie all'ora del tramonto, con il sole che si riflette sui vetri dei grattacieli di Downtown, avrebbe l'impressione di trovarsi di fronte allo skyline di Manhattan.

Il fascino della città risiede proprio nella vicinanza fisica di una realtà urbana e metropolitana alla natura più incontaminata: dalla finestra di casa mia potevo vedere due delle quattro montagne che dominano la città, nonché una parte abbastanza estesa di uno dei tanti parchi che le circondano. Fare una passeggiata al loro interno significa avere ottime probabilità di incontrare una mamma orso che porta a passeggio i suoi cuccioli oppure alzare gli occhi e accorgersi di un'aquila dalla testa bianca che spiega le sue ali a pochi metri di distanza dalle case.

Vivere a Vancouver vuol dire anche avere la possibilità di esplorare le foreste, le insenature, le isole e le montagne della British Columbia, sia in estate con le numerose hiking sia in inverno grazie ai comprensori sciistici famosi per aver ospitato le Olimpiadi nel 2010. Vuol anche dire poter fare molto spesso delle gite nel confinante Stato americano di Washington con i suoi boschi, la città di Seattle e una delle maggiori stranezze storiche, la penisoletta di Point Roberts, exclave statunitense dal 1846 e raggiungibile dagli USA soltanto con un doppio passaggio al border.

Soggiornare a Vancouver significa anche trovarsi nella soleggiata San Francisco in meno di un'ora di aereo e a Los Angeles in poco più di due. Questo è uno dei motivi per cui molti abitanti di Vancouver possiedono una seconda casa sulle coste della California meridionale: il clima non rappresenta uno dei punti forti della città. Piove per almeno cinque mesi all'anno e spesso ininterrottamente per periodi molto lunghi. D'altra parte, l'area dove oggi sorge Vancouver, così come quella in cui si trova Seattle, faceva parte un tempo di una vasta foresta pluviale.

L'umidità non è l'unico neo, almeno dal mio punto di vista. Sul piano dei rapporti interpersonali, i canadesi della West Coast non brillano per empatia ed espansività. E' forse anche per questo motivo che gli autoctoni coltivano il mito della cultura italiana e della sua solarità; complice il contatto assiduo con gli immigrati giunti a Vancouver dall'Italia un paio di generazioni fa.